Centri di costo vs commesse: similitudini e differenze

Il controllo di gestione sta diventando un obiettivo molto diffuso, uguagliando o in alcuni casi superando l’importanza che gli imprenditori attribuiscono addirittura alla tenuta della contabilità.

Tra gli strumenti più diffusi ed efficaci in questa materia troviamo – ovviamente – i centri di costo e le commesse.

Molto spesso, tuttavia, il significato di tali strumenti e il loro utilizzo non sono totalmente compresi e da questo nascono errori interpretativi.

Non dobbiamo stupirci per la presenza di tali errori. Basta fare una banale ricerca su Google e troviamo triste conferma di tale problema.

Vediamo, tanto per fare degli esempi, qualche definizione di ‘centro di costo’ trovata sul motore di ricerca:

  • ‘gruppi omogenei di attività aziendali’ creati con l’obiettivo di aggregare i costi relativi ad un oggetto di analisi
  • ‘unità contabili’ dell’azienda (o reparto) in cui i costi vengono aggregati
  • ’unità organizzativa che registra e analizza i costi associati ad una particolare attività o progetto’ (???!)
  • ‘aggregato dei costi indiretti’ riferiti ad una  linea produttiva o ad un reparto aziendale

Tanta confusione, come si può notare e – soprattutto – nessun aiuto concreto per un efficace controllo di gestione.

In questo articolo vediamo di fare chiarezza.

Non solo. Estenderemo l’analisi anche ad uno strumento apparentemente lontano da questa materia ma,  in realtà, del tutto complementare: la riclassificazione di bilancio.

I centri di ‘costo’ (o di ‘ricavo’, non c’è differenza concettuale) sono ‘raggruppamenti di costi e ricavi’ riferibili a singole tipologie di attività aziendali o singole sedi aziendali.

Facciamo qualche esempio:

  • linea di prodotto
  • tipologia di prodotto
  • negozio
  • canale commerciale
  • sede operativa / stabilimento

Si tratta, evidentemente, di suddivisioni interne all’attività complessiva dell’azienda.

Il risultato sarà un bilancio (relativamente ai soli costi e ricavi) distinto per centro di costo o ricavo.

Altra caratteristica fondamentale per poter essere certi di trovarsi di fronte ad un reale centro di costo o ricavo è la persistenza nel tempo di tale suddivisione.

Poniamo ad esempio che un’azienda abbia 3 sedi operative: Milano, Roma e Napoli. E’ evidente l’interesse per l’imprenditore nel tenere sotto controllo andamento di costi, ricavi e redditività per ciascuna sede. E’ altresì evidente come la presenza di tali sedi sia ragionevolmente persistente nel tempo, continuativa.

In presenza di tali requisiti possiamo correttamente affermare di trovarci in presenza di un ‘centro di costo / ricavo’.

Possiamo affermare questo quando l’attività dell’azienda si sviluppa attraverso progetti di durata limitata nel tempo? Possiamo affermare di trovarci in presenza di centri di costo / ricavo quando – ad esempio – un’azienda edile si impegna nella  costruzione di un palazzo?

No, assolutamente.

Si tratta anche in questo caso di rendicontare costi e ricavi per ciascun intervento, senza dubbio.

Manca, tuttavia, il requisito della persistenza del progetto.

Il palazzo, nel nostro esempio, avrà un momento di inizio lavori ed uno di fine lavori, terminati i quali il progetto termina di esistere.

Questo caso, in cui non esiste il requisito della persistenza, è quello che identifica una ‘commessa’.

Avremo la possibilità di imputare ad essa costi e ricavi, materiali, spese generali, ore lavorate, risorse macchina. Potremo definire un budget di commessa e di monitorarlo in tempo reale confrontadolo con i dati aggiornati a consuntivo. Potremo fare analisi e statistiche, esattamente come se fosse un centro di costo.

La sua natura, tuttavia, sarà diversa: sarà una ‘commessa’.

Esiste poi una terza situazione in cui, in modo impreciso, si fa riferimento al concetto di ‘centro di costo’.

Si tratta del caso in cui l’azienda desideri offrire una visione dei costi (raramente dei ricavi…) raggruppati per destinazione, o – più in generale – aggregati in funzione di un determinato criterio o attività.

In questo caso non ci troviamo dinnanzi alla presenza di una unità di business ben identificata e meritevole di un conto economico specifico. Si tratta, molto più semplicemente, di fornire una lettura di dati contabili aggregati secondo determinati criteri.

Per affrontare questa casistica lo strumento più indicato è quello della ‘riclassificazione di bilancio’. Esso consente di partire da dati di bilancio (conto economico, non patrimoniale!), ovviamente dettagliati ad un livello coerente con l’elaborazione che si intende effettuare, e procedere con una o più riclassificazioni strutturate sulla base delle analisi desiderate.

Non parliamo più – dunque – di centri di costo o di commesse, bensì di semplice riclassificazione di saldi di bilancio già disponibili.

Rientra in questa casistica anche la richiesta di esaminare i costi suddivisi per singolo reparto aziendale. E’ sufficiente, da  quanto detto in precedenza, strutturare uno scheda di riclassificazione di bilancio suddiviso per reparto.

Per terminare, dobbiamo affrontare un ultimo concetto ‘improprio’ di centro di costo. Si tratta del caso in cui l’azienda desideri analizzare i costi di produzione suddivisi per fase e reparto.

Questa materia a nostro avviso esula  dal concetto classico di ‘centro di costo’. Si tratta, infatti, di rilevazioni dati che per loro natura appartengono alla gestione del processo di produzione. Ne consegue che l’elaborazione dei costi inerenti tale processo viene effettuata all’interno delle procedure software di gestione della produzione, con specifica rilevazione dei costi e relativa reportistica.